giovedì 5 giugno 2008

Fonti

M. Cervi (giornalista e saggista, ufficiale di fanteria durante la seconda guerra mondiale, autore del volume "storia della guerra di Grecia")

mercoledì 16 aprile 2008

Situazione storica e svolgimento della campagna

« Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. »
(Benito Mussolini, 18 novembree 1940)

La Campagna italiana di Grecia si riferisce agli scontri tra l'Italia fascista e la Grecia, iniziati il 28 ottobre 1940 con l'invasione della Grecia, con partenza dalle basi italiane in Albania, e terminati il 6 aprile 1941, con il decisivo supporto dell'intervento tedesco con l'Operazione Marita.

Indice
1 Cause
2 Forze italiane
2.1 Raggruppamento Litorale
2.2 XXV Corpo d'armata della Ciamuria (Carlo Rossi)
2.3 Divisione Alpina Julia
2.4 XXVI Corpo d'armata (Gabriele Nasci)
3 Fasi degli scontri
3.1 L'attacco italiano
3.2 La controffensiva greca
3.3 Il ruolo albanese
3.4 L'intervento tedesco

4 La spartizione della Grecia
5 Collegamenti a siti correlati



1 Cause

La Grecia, pur se governata da un regime nazionalista guidato dal Primo Ministro Metaxas, ideologicamente molto vicino al nazionalsocialismo, era un paese tradizionamente e storicamente amico della Gran Bretagna.
La decisione di attaccare la Grecia, fu presa a livello politico da Mussolini, sia per controbilanciare il peso sempre maggiore assunto dalla Germania nazista di Hitler nel Patto d'Acciaio, e quindi ridare un certo prestigio al regime fascista, dopo l'ininfluente contributo dato dall'esercito italiano nella sconfitta della Francia (si veda Battaglia delle Alpi Occidentali); sia perché, secondo i comandi militari, conquistare una base come la Grecia e le sue isole, avrebbe contribuito a rafforzare notevolmente la presenza italiana nel mare Egeo nonche sul mediterraneo orientale, inoltre la costruzione di aeroporti e il possesso del porto di Salonicco nel nord della Grecia avrebbero aumentato notevolmente la potenza offensiva dell'Italia in Egitto.
Il 15 ottobre 1940, a Palazzo Venezia, a Roma, si svolge una riunione segreta, in cui sono presenti Mussolini, Ciano, Badoglio, Soddu, Iacomoni, Roatta, Visconti Prasca, in cui viene deciso l'attacco alla Grecia: viene quindi preparato un ultimatum per la Grecia, che l'ambasciatore italiano ad Atene, Emanuele Grazzi dovrà consegnare alle ore 3,00 del 28 ottobre, tre ore prima dell'inizio dell'offensiva. Nel documento riferendosi alla neutralità della Grecia nei confronti dell'Italia, si intima al governo greco di consentire alle forze italiane di occupare, a garanzia di questa neutralità e per la durata del conflitto con la Gran Bretagna, alcuni punti strategici in territorio greco. Viene però specificato che "se le truppe italiane dovessero incontrare resistenza, tali resistenze saranno piegate con le armi e il governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze".
Il 28 ottobre, come stabilito, viene consegnato da Emanuele Grazzi, a Metaxas l'ultimatum, concedendogli tre ore di tempo per accettare le richieste italiane; tre ore dopo le truppe italiane di stanza in Albania varcarono il confine con la Grecia.

2 Forze italiane

2.1 Raggruppamento Litorale
Per un totale di 5.000 uomini così ripartiti:
3° Reggimento Granatieri di Sardegna
7° Reggimento cavalleria Milano
6° Reggimento cavalleria Aosta
un battaglione di Camicie nere

2.2 XXV Corpo d'armata della Ciamuria (Carlo Rossi)
Divisione di Fanteria Siena (9000 uomini)
Divisione di Fanteria Ferrara (16000 uomini, di cui 3500 albanesi)
Divisione corazzata Centauro (4000 uomini, 163 carri)

2.3 Divisione Alpina Julia
Per un totale di 10.000 uomini così ripartiti:
5 battaglioni
2 gruppi di artiglieria

2.4 XXVI Corpo d'armata (Gabriele Nasci)
Divisione di fanteria Piemonte (9000 uomini)
Divisione di fanteria Parma (12000 uomini)
Divisione di fanteria Venezia (10000 uomini)

3 Fasi degli scontri

3.1 L'attacco italiano

Il piano di invasione della Grecia era stato preparato dallo Stato Maggiore italiano fin dal 1939, e prevedeva, nella prima fase, un'offensiva dall'Albania per la conquista dell'Epiro procedendo lungo le valli del Vojussa e del Thyamis per la presa di Metzovo e Drisko per impedire alla truppe greche in Tessaglia e in Macedonia di congiungersi a quelle dell'Epiro; e una seconda fase destinata alla conquista di Atene per poi procedere all'occupazione di tutto il territorio. Le forze italiane in Albania contavano di 87.000 uomini: 75.000 lungo il confine greco e 12.000 (divisione "Arezzo" agli ordini del generale Feroni) lungo quello jugoslavo.

3.2 La controffensiva greca

Nonostante le pessime situazioni ambientali, le forze italiane riuscirono ad avanzare velocemente, ma l'esercito greco già quasi totalmente mobilitato (il governo greco aveva infatti cominciato a portare le divisioni del suo esercito ad organico di guerra da alcuni mesi) aspettava ed era pronto a respingere l'attacco.
Rinforzati con l'appoggio aereo della RAF, tra l'8 e il 10 novembre i greci riuscirono a respingere ed isolare la Divisione "Julia". Compito della divisione alpina Julia era quello di raggiungere l'importante passo di Metzovo, situato sulla catena dei monti del Pindo che divide in due verticalmente la Grecia del centro nord: il passo di Metzovo permetteva la comunicazione dell'armata greca della regione macedone con quella litorale dell'Epiro e distava circa quaranta chilometri dal confine albanese e i reparti della divisione avrebbero dovuto raggiungerlo il più velocemente possibile costeggiando la catena del Pindo. Per raggiungere il più presto possibile l'obbiettivo il generale Girotti - l'allora comandante della divisione - diede disposizione affinché ogni alpino trasportasse un colpo per l'obice da 75/13 nel suo zaino; l'obice doveva essere trasportato a spalla smontato dagli artiglieri a turno per mille chilometri, il tutto per eliminare le lente colonne dei muli. In seguito le forze greche avanzarono verso Coriza, in Albania, che raggiunsero il 22 novembre.
Il 9 novembre, visto il precipitare della situazione, Visconti Prasca venne sostituito dal Generale Ubaldo Soddu, il quale malgrado le pressioni di Mussolini non riuscì ad intraprendere nessuna operazione offensiva ma solo a riorganizzare la debole linea difensiva italiana. Incalzati dalle forze greche, nonostante una tenace resistenza, in particolare degli Alpini della "Brigata Alpina Julia" nella valle di Vojussa, le truppe italiane continuarono ad indietreggiare, spinte verso l'Adriatico. Nonostante i rinforzi giunti dall'Italia, che portarono il totale delle truppe a 162.000 uomini nel dicembre del 1940, la situazione si fece sempre più disperata, con i greci che puntavano ormai a scacciare le truppe italiane dall'Albania. Alla fine di dicembre, anche a causa delle condizioni climatiche il fronte albanese si stabilizzò: Soddu venne richiamato e il Generale Ugo Cavallero assunse il comando delle truppe italiane in Albania.
Verso la fine del gennaio 1941, Cavallero ordinò un'offensiva con l'obiettivo di riconquistare Klisura, che però non ebbe successo, e che anzi costrinse a indietreggiare, con i greci che ritornarono all'offensiva, puntando su Tepelenë.

3.3 Il ruolo albanese

Sulla campagna di Grecia si evita di parlare delle forze albanesi che erano state coinvolte nel conflitto: alcuni battaglioni scaglionati nelle divisioni "Venezia e Giulia". Un battaglione della milizia mercenaria albanese fu sacrificato, e sterminato dai greci avanzanti, dal comando italiano per proteggere la ritirata italiana. Benché non appartenesse all'esercito effettivo albanese, il comando albanese rappresentato dal colonello Prenk Pervizi protestò vivamente per questo impiego degli albanesi come "carne da cannone". Il comando italiano decise che il battaglione effettivo albanese "Tomorri" avrebbe difeso la loro ritirata, come il primo. Il colonello Pervizi insieme al maggiore Spiro Moisiu e gli altri ufficiali convennero di ritirarsi dal fronte appena fosse cominciata l'offensiva greca e la ritirata delle truppe italiane, con l'ordine di non metter a repentaglio la vita di un sol soldato, insediandosi in posizioni sicure. Infatti il battaglione si ritirò senza alcuna perdita (un solo ferito). L'esercito italiano subì una disfatta memorabile che il maresciallo Badoglio avrebbe addebitato al "tradimento dell'esercito albanese". In realtà il disastro fu conseguenza di uno scacco politico in quanto pochi giorni prima dell'attacco italiano il primo ministro greco Metaxas scoprì che alcuni alti ufficiali dell'esercito, nonché funzionari del governo, erano stati corrotti dal ministro degli esteri italiano, conte Ciano, affinché l'esercito ellenico non esercitasse una seria resistenza all'avanzata italiana. Fu così che le personalità corrotte furono sostituite in tempo ed arrestate. Questo fatto spiega anche perché l'attacco fu iniziato con un numero esiguo di unità da parte italiana. Fatto sta comunque che le truppe albanesi furono tolte subito dal fronte. Il comando italiano volle portare davanti al tribunale militare il maggiore Moisiu. Il colonello Pervizi, che godeva di grande influenza e reputazione sia nell'esercito che nel popolo si oppose: "Quel tribunale doveva coinvolgere tutto il comando albanese compreso lui". Gli italiani non intrapresero niente, temendo disordini. Il colonello col suo staff di ufficiali e una parte delle truppe fu isolato nelle montagne di Puka (Nord d'Albania). Il maggiore Moisiu col suo battaglione fu trasferito à Laç (Albania centrale).

3.4 L'intervento tedesco

La situazione rimase tale, con l'esercito greco padrone di metà dell'Albania, e rinforzato dall'arrivo di truppe britanniche e del Commonwealth (circa 56.600 uomini), fino a marzo, quando un colpo di stato in Jugoslavia costrinse l'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) a rivedere i piani tedeschi di invasione della Grecia. Il 6 aprile 1941 la Wehrmacht lanciò l'Operazione 25 (l'invasione della Jugoslavia) e l'Operazione Marita (l'invasione della Grecia).
Nei primi giorni di aprile, nonostante un'ulteriore avanzata greca nella zona di Tepelena, le forze italiane continuarono a difendersi strenuamente, e il 14 aprile passarono al contrattacco: venne ripresa Coriza, avanzando poi nella val Deisnizza, per occupare infine, il 18 aprile, Argirocastro. Il 21 aprile, dopo una serie di discussioni tra gli alti comandi militari italiani e tedeschi, venne firmato, a Larissa dal Generale Papagos, l'atto di resa dell'esercito greco.

4 La spartizione della Grecia

Zone di occupazione italo-tedesche della Grecia.
Con la fine delle ostilità il paese ellenico venne suddiviso tra le forze italiane, tedesche e bulgare. Come mostra la cartina qui a fianco:
la Germania (colore rosso) occupò militarmente la Macedonia centrale e orientale con l'importante porto di Salonicco, la capitale Atene, le isole dell'Egeo Settentrionale e parte dell'isola di Creta.
la Bulgaria (colore verde) ottenne la Tracia.
l'Italia, che era già presente nell'Egeo con i possedimenti del Dodecanneso (colore blu scuro), ottenne il controllo della totalità della Grecia colore blu chiaro).
Ad Atene venne instaurato un governo militare greco, sottoposto comunque al controllo della Germania nazista e dell'Italia fascista, guidato dal Generale Tsolakoglu.


5 Collegamenti a siti correlati
(EN) La guerra italo-greca
(EN) Sito greco sulla Seconda guerra mondiale in Grecia

sabato 12 aprile 2008

Cronologia della Campagna di Grecia (1940-1941)

1940

15 ottobre 1940. Mussolini discute a Palazzo Venezia con Badoglio e Roatta e gli altri capi militari l'ipotesi di attaccare la Grecia: nonostante le perplessità dei capi militari l'attacco viene fissato per fine mese.

28 ottobre. Prima dell’alba del 28 ottobre il ministro d’italia a Atene presenta un ultimatum al generale Metaxas, Primo Ministro greco. Mussolini chiede che tutta la Grecia venga aperta alle truppe italiane. Contemporaneamente all’alba, le truppe italiane dislocate in Albania (complessivamente 105.000 uomini comprendenti un “Gruppo litorale” e le divisioni Siena, Ferrara, Piemonte, Parma, Venezia, Arezzo, la divisione corazzata Centauro e la divisione alpina Julia) “varcano la frontiera greca e penetrano per vari punti in territorio nemico”. Le divisioni Ferrara, Centauro e Siena avanzano lungo il litorale puntando alla conca di Giànnina (Ioannina) superando il fiume Kalamas. Alla loro sinistra la divisione Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti dei greci tra l’Epiro e la Macedonia. Più a nord, la Parma e la Piemonte si attestano a difesa della conca di Corcia (alb. Korcè). Le condizioni atmosferiche, pessime, favoriscono i difensori. Il Governo greco, che ha forze pronte alla frontiera, respinge l’ultimatum. E invoca presso gli inglesi anche la garanzia data da Chamberlain il 13 aprile 1939. Dietro consiglio del Gabinetto di Guerra e per impulso del suo cuore stesso Sua Maestà risponde al Re degli Elleni: «La vostra causa è la nostra causa, noi combatteremo contro un nemico comune”. Churchill risponde all’appello del generale Metaxas: «Noi vi daremo tutto l’aiuto che è in nostro potere. Noi combatteremo contro un nemico comune e condivideremo una vittoria unita». Quello stesso giorno Mussolini incontra Hitler a Firenze, fortemente contrariato dal fatto di essere stato informato solo il giorno precedente.

29-30 ottobre. L'offensiva dei Balcani si arena. Il primo assalto fu respinto con gravi perdite.

1° novembre. Scatta in contrattacco greco; le truppe italiane sono bloccate sul fiume Kalamas. Nessuna avanzata sull'Epiro. La divisione alpina Julia presso il passo di Metsovo viene aggredita da sette divisioni greche, di fianco e a tergo puntando sulla conca di Corcia (Korcè), dove le divisioni Parma e Piemonte, e poi Venezia e Arezzo fatte accorrere dal confine iugoslavo, sono anch'esse travolte. I greci minacciano di aggirare tutto lo schieramento italiano raggiungendo la strada Corcia-Perati. Viene ordinato un profondo ripiegamento sulla linea del fronte albanese.

8 Novembre. Di fronte alla grave situazione, il comando italiano dà l’ordine di ritirata. Anche le comunicazioni non funzionano; la Julia viene schiacciata da tre divisioni.

9 Novembre. Arriva l'esonero per il generale Visconti Prasca, il generale Ubaldo Soddu assume il comando del Gruppo di armate di Albania, che raggruppa le divisioni operanti sul fronte greco.

12 novembre. Interviene nella guerra l'Inghilterra. Dopo due tentativi su Napoli il 3 il 5 novembre, il 12 novembre c'è un massiccio attacco aereo inglese alla base navale di Taranto con pesanti perdite per l'Italia. Alle ure 22,40: i siluri di 12 aerei inglesi del tipo Swordfish, decollati dalla portaerei inglese Jllustrious, che naviga a 170 miglia al largo delle coste italiane, nello Ionio, colpiscono nel porto di Taranto le corazzate Cavour e Littorio (quest’ultima, con la gemella Vittorio Veneto, è la più recente della classe e stazza ben 35.000 t). Ore 23,30: una seconda ondata di 9 Swordfish provenienti come i primi dalla lllustrious sventrano la corazzata Duilio. È un colpo molto duro per la flotta italiana che perde la metà delle sue corazzate.Altri incrociatori affondano al largo quattro mercantili. Incursioni di altri aerei su Brindisi, Bari, e ancora Taranto.

19 Novembre. Mussolini pronuncia alla radio la famosa frase "spezzeremo le reni alla Grecia".

20 Novembre. Hitler scrive a Mussolini criticandolo duramente per aver aperto un nuovo fronte.
22 Novembre - Mussolini risponde ai rimproveri, ricordandogli la lettera (appositamente ritardata) fattagli pervenire il giorno prima dell'incontro a Firenze con l'attacco in Grecia già iniziato. Mussolini in quella lettera gli chiedeva di esprimere un parere sulla sua azione, ma Hitler ovviamente non rispose per iscritto, ma verbalmente in quell'incontro espose (perfino infuriato) la sua disapprovazione.

3 Dicembre Gli italiani in Grecia sono costretti a ripiegare e perdono (con le ostilità dei locali) anche un terzo dell'Albania dove erano già arretrati . Mussolini per evitare la disfatta, ormai impantanato "nel fango", è costretto a chiedere urgenti aiuti a Hitler.A Valona in Albania è sbarcata come rinforzo anche la divisione alpina Tridentina, ma gran parte dei soldati non riescono a individuare le linee e si sbandano. Neve e freddo intenso provocano numerosi casi di congelamento.

4 Dicembre. Violenta attacco di Farinacci sul suo giornale Regime fascista contro Badoglio, per l'insuccesso delle operazioni militari. Il popolare e pluridecorato maresciallo d'Italia è costretto a dimettersi sostituito dal generale Ugo Cavallero.

5 Dicembre. Hitler scrive a Mussolini una lettera informandolo che per quanto riguarda gli aiuti urgenti in Grecia gli dà notizia che una squadriglia aerea sta partendo diretta alle basi siciliane, in quanto a quella terrestre sarà pronta non prima di marzo; ma gli comunica anche che sarà uno staff di Generali tedeschi a prendere il comando delle operazioni belliche in Grecia e in Africa. "Lo consideriamo come un Comando Speciale che dopo aver assolto il suo compito, vorrei averlo nuovamente a mia disposizione per altro impiego".

1941

6 gennaio. In un lungo memorandum al Consiglio dei capi di Stato Maggiore, Churchill pone al primo posto l’aiuto alla Grecia, a rischio di sacrificare ogni ulteriore avanzata in Africa settentrionale. Il premier sostiene che occorre aiutare i greci nella conquista di Valona, in Albania, per evitare che, sentendosi abbandonati dall’alleato inglese, i greci possano scoraggiarsi e magari firmare una pace separata con l’Italia. Pochi giorni dopo, avuta notizia dei concentramenti di truppe tedesche che preludono a una vasta azione nei Balcani, lo stesso Churchill precisa a Wavell che, una volta conquistata Tobruk, tutte le operazione in Libia devono essere subordinate alle esigenze del fronte greco. Intanto i greci premono con grande energia contro Klisura (Kèlcyrè) che il giorno dopo deve essere evacuata dagli italiani. Non riescono tuttavia a sfondare in direzione di Berat, e la loro offensiva contro Valona si spegne. Nei combattimenti di Klisura, gravi perdite per le divisioni Lupi di Toscana, Julia, Pinerolo e Pusteria.

8 gennaio. Gli inglesi si muovono in aiuto dei greci. Iniziano a bombardare il porto di Napoli; subisce danni seri la corazzata italiana Giulio Cesare di 29.000 t, e viene colpita anche, ma in maniera non grave, la modernissima corazzata Vittorio Veneto.

10 gennaio. Si prendono la rivincita i tedeschi e gli italiani, quando attaccano un convoglio inglese diretto a Malta. La portaerei Illustrious, subisce danni molto seri, e l’incrociatore Southampton colpito viene affondato dagli stessi inglesi perché è impossibile recuperarlo. La corazzata Warspite riesce a passare fra le bombe: ma vengono colpiti alcuni piroscafi del convoglio e altre più piccole unità di scorta. È la prima azione nel Mediterraneo di aerei tedeschi.

12 gennaio. Aerei inglesi decollati da Malta attaccano l’aeroporto di Catania.
Gennaio. Il Pnf decide la mobilitazione generale dei quadri: ministri e gerarchi dovranno arruolarsi volontari sul fronte albanese, per essere d'esempio al popolo.

19 gennaio. Mussolini incontra Hitler e gli chiede appoggio in nord Africa ma non in Grecia.

27 gennaio. Il ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano raggiunge il fronte greco-albanese per assumervi il comando di un Gruppo aereo da bombardamento. Numerosi gerarchi sono mandati al fronte.

19 febbraio. Al Cairo gli inglesi discutono il piano di aiuti ai greci.

22 febbraio. Giunge ad Atene la delegazione britannica per le modalità per l’invio del corpo di spedizione britannico in Grecia
.
23 febbraio. Il primo ministro greco Koritzis accetta formalmente l’aiuto della Gran Bretagna: che fornisce una forza di 100.000 uomini con 240 pezzi di artiglieria da campagna, 32 cannoni di medio calibro, 192 cannoni antiaerei e 142 carri armati. A comandare le forze britanniche in Grecia è già stato designato il generale Henry Maitland Wilson;

28 febbraio. Il generake Wilson arriva ad Atene.

1 marzo. Anche la Bulgaria sottoscrive il patto tripartito.

2 marzo. Si muovono anche le truppe tedesche destinate ad attaccare la Grecia. Incominciano ad attraversare il Danubio e a riversarsi in territorio bulgaro. Si tratta di forze imponenti: la 12a Armata, composta da 5 corpi d’armata (il IV, l‘XI, il XIV, il XVIII e il XXX); il 1° Gruppo corazzato di von Kleist, forte di 3 divisioni (5a, 9a e 11a), un’altra divisione corazzata, la 2a, aggregata all’XI corpo d’armata, e infine l’8° Corpo aereo al comando dal gen. Wolfram von Richthofen.

4 marzo. Parte da Alessandria d’Egitto il primo convoglio di navi mercantili e da guerra britanniche con a bordo le truppe e i rifornimenti destinati alla Grecia. La protezione dei convogli viene affidata a 4 incrociatori e 4 cacciatorpediniere

7 marzo. Primi sbarchi inglesi nel porto del Pireo.

13 marzo. Si svolgono durissimi i combattimenti fra gli attaccanti italiani e i difensori greci; sono impegnati 32 reggimenti di fanteria italiani e 34 reggimenti greci. Gli italiani puntano in direzione di Klisura. Non riescono a travolgere i greci, e i combattimenti si protrarranno fino alla fine del mese.

28 marzo. Le forze della Marina italiana subiscono una nuova pesante sconfitta dagli inglesi a Capo Matapan, nel Peloponneso.

Aprile. Le truppe tedesche arrivano in Grecia e cambiano lo scenario dello scontro.

6 aprile. La Germania decide l'invasione della Jugoslavia, appoggiata da Italia, Ungheria e Bulgaria, dopo la stipula di un patto di amicizia tra la Jugoslavia e Unione sovietica. In Jugoslavia a marzo i militari appoggiati dalla popolazione avevano rovesciato il governo filonazista. Le truppe italiane attaccano dall'Istria e dall'Albania. La Jugoslavia viene smembrata: si costituisce lo stato autonomo di Croazia, filonazista, governato col terrore da Ante Pavelic.

7-9 aprile. Le armate tedesche provenienti dall'Austria e Ungheria, con quelle della Romania, si congiungono a Belgrado, presidiano poi a Est le Porte di Ferro, e proseguono verso la Grecia, a Salonicco.

9 aprile. Di fronte all'avanzata tedesca, l’armata greca comandata dal gen. Bakopoulos, è costretta a capitolare, con l’autorizzazione del Comando Supremo. 70.000 uomini sono fatti prigionieri. 15 divisioni tedesche proseguono l'avanzata verso l’Egeo scontrandosi con le restanti truppe greche e con il corpo di spedizione britannico comandato dal gen. Henmy Maitland Wilson, che (davanti alle famose Termopili) dà l’ordine di rimbarcarsi. Ma anche ad Atene il gen. Papagos e i generali inglesi Wavell e Maitland Wilson decidono in concerto l’evacuazione del corpo di spedizione britannico dalla Grecia continentale. La resistenza continuerà nelle isole. Circa 43.000 britannici e polacchi del corpo di spedizione si reimbarcano nei porti di Nàuplion, Monemvasia e Kalàmai. All’evacuazione provvedono 6 incrociatori, 19 cacciatorpediniere e numerosi trasporti di piccolo tonnellaggio.

13 aprile. Mentre le divisioni tedesche avanzano nell’Epiro, gli italiani tornano a impegnarsi in una offensiva con i greci; in Albania sono riconquistate Corcia (Korce), Permeti (Permet), Argirocastro (Gjinokastrè), Porto Palermo (Portè e Palermos).

16 aprile. Gli italiani occupano Ragusa (Dubrovnik) mentre la 9a armata avanza neIl’Epiro.

19 aprile. I greci sul Pindo con il passo di Metsovsi bloccato, si vedono tagliare la via della ritirata dai carri della divisione corazzata SS Adolf Hitler. Con l'armata greca in Macedonia che ha già trattato la resa, per i greci è la fine.

21 aprile. A Làrisa, presso il comando della 12a armata tedesca di von List, i plenipotenziari greci firmano la capitolazione. Gli unici assenti gli italiani. La notizia riempie di sdegno Mussolini perchè non lo hanno nemmeno chiamato. Poi per ordine di Hitler, la cerimonia verrà ripetuta, con l’intervento di un rappresentante italiano, due giorni dopo, il 23 Aprile in una villa nei pressi di Salonicco.

25 aprile. La divisione corazzata SS Adolf Hitler attraversa il canale di Corinto, poi dilaga sul Peloponneso. Con la direttiva n. 28 Hitler ordina l’operazione “Merkur” (invasione di Creta con i paracadutisti).

27 aprile. Le armate tedesche entrano ad Atene. Sul Partenone sventola la bandiera nazista.

1 maggio. I tedeschi occupano tutte le rive dell’Egeo.

3 maggio. Parata italo-tedesca ad Atene per celebrare la vittoria dell'Asse. A Berlino, parlando al Reichstag, Hitler annuncia l’esito trionfale della campagna balcanica.